Scuola:
la fine e l’inizio
L’importanza dei “passaggi”
Quanto è importante la fine e l’inizio lo sperimentiamo tutti i giorni della nostra vita, a tutte le età e in tante situazioni tra loro differenti: quando qualcuno ci lascia, quando siamo alle prese con un progetto lavorativo a breve o lungo termine, quando prepariamo una nuova ricetta e attendiamo curiosi il risultato nel forno, quando attendiamo in pancia un bebè, quando svegliamo e addormentiamo i nostri figli, quando il fischio sancisce il punteggio su un tabellone o una bracciata in vasca, quando la scuola…inizia e finisce.
La scuola, quello che il dott. Alberto Pellai in un webinar ha definito “il luogo più importante” per i nostri figli, e in effetti per certi versi è vero perché anche quando ne brontolano lì si gioca gran parte delle loro conoscenze e delle loro relazioni e quando non è il luogo in cui si sentono più al sicuro diventa occasione e sfida per crescere e andare oltre. E per tanti anni della vita la scuola finisce e poi ricomincia, magari in un nuovo ordine di scuola, per il quale sono necessari quelli che chiamiamo “passaggi“: non si tratta solo di tradizione o convenzione, si tratta di un accompagnamento che dal punto di vista psicologico e pedagogico è fondamentale, per preparare il mondo interiore di bambini e adolescenti (e delle loro famiglie) ad una nuova cornice di senso.
Quest’anno, quando l’Italia tutta ormai ripartiva dopo il surreale lockdown, si è presa la decisione di non finire la scuola. Si è scelto piuttosto di anticipare l’apertura dei centri estivi. Al di là di tutte le considerazioni economiche per le quali non è questo il luogo (che tuttavia hanno un peso importante), la scelta lascia numerose perplessità anche sul piano psico-pedagogico: per questo c’è chi ha cercato comunque di organizzare momenti di saluto di fine anno, soprattutto dove le maglie d’azione sono più larghe, ad esempio nei contesti comunali e privati, come nel virtuoso e ormai famoso comune di San Lazzaro di Savena, tra i primi a muoversi in questo senso.
E non è la stessa cosa rimandare il saluto a settembre, perché nell’età dello sviluppo le routines hanno un peso e vanno rispettate, pur stando dentro alle disposizioni di sicurezza che ultimamente ci accompagnano. Un bambino sa che la scuola termina quando inizia il caldo o quando poi ci si ritaglia qualche momento al mare. E sa che riparte quando gli alberi si preparano ad arrossire per l’autunno. Un bambino sa e il suo sapere è la sua certezza. Di questo sapere dobbiamo avere rispetto, potendo. E raccontargli sempre la verità. Anche quando si guarda intorno e, vedendo che in alcuni contesti tutto sembra come prima, magari ci sussurra: “Facciamo finta che non è successo niente?” No, qualcosa è successo e non va dimenticato.
La ricchezza starà nel farne tesoro, di questa esperienza, e magari, alla prossima prova, considerare di più lo sguardo di chi, crescendo, certe cose le sa.
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